LE FEDERALISTE

revue de politique

Espérer le maintien de l’harmonie entre plusieurs Etats indépendants et voisins, ce serait perdre de vue le cours uniforme des événements humains et aller contre l’experience des siécles.

Hamilton, The Federalist

 

XI année, 1969, Numéro 3-4, Page 204

 

 

UNA ELEZIONE PER L’EUROPA
Esposizione del significato e dei problemi del disegno di legge di iniziativa popolare per l’elezione unilaterale diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo, a cura della Commissione Italiana del Movimento Federalista Europeo
  

 

CAPITOLO IV
RIPERCUSSIONI EUROPEE
DELL’INIZIATIVA ITALIANA
 
  
ALLEGATO 3
ESTRATTI DEL DISCORSO
TENUTO DA WALTER HALLSTEIN A MILANO
IL 15 FEBBRAIO 1969, IN OCCASIONE DELLA
MANIFESTAZIONE SVOLTASI PER ANNUNCIARE
IL RAGGIUNGIMENTO DELLE 50.000 FIRME
 
 
…Noi siamo orgogliosi dei nostri amici italiani che ci sono stati di esempio — un esempio di fantasia, di coraggio, di iniziativa.
Si tratta nientemeno che di colmare una essenziale lacuna aperta nella Costituzione delle nostre Comunità Europee — di quelle Comunità che sono la prima realtà viva nel grande pensiero dell’unione politica in Europa. Questa lacuna, che dev’essere sanata, è per noi tanto più dolorosa, quanto più tempo passa. Ma questa lacuna esisteva già dall’inizio.
Anzi, possiamo affermare che gli stessi ideatori del Trattato la conoscevano, perché essi hanno incluso nel Trattato stesso una clausola che impone alle istanze competenti di colmare questa lacuna. Cito, dell’articolo 138 del Trattato di Roma, il capoverso 3:
«L’Assemblea elaborerà progetti intesi a permettere la elezione a suffragio universale diretto, secondo una procedura uniforme in tutti gli Stati membri.
Il Consiglio, con deliberazione unanime, stabilirà le disposizioni di cui raccomanderà l’adozione da parte degli Stati membri, conformemente alle loro rispettive norme costituzionali».
Agli organi delle Comunità non viene con ciò soltanto offerta una possibilità, bensì viene loro attribuito un dovere — il dovere di rinforzare la struttura democratica di queste Comunità.
…Per quali motivi questa questione è tanto importante? Perché ciò che è stato creato dagli accordi per la costituzione delle Comunità e ciò che normalmente si intende per integrazione economica non sono soltanto questioni di opportunità politico-economica e politico-sociale — per quanto straordinarie siano le prestazioni che incrementano il progresso europeo in campo economico e sociale e per quanto grande sia il vantaggio che ne deriva a chiunque e cioè non soltanto all’interno della Comunità, bensì anche al di fuori, ossia a coloro con i quali ci troviamo in rapporti economici. Ancor più importante è il fatto che tutti gli sforzi per raggiungere l’unione europea mirano ad una integrale unione politica in Europa. Ciò che noi vogliamo è la federazione europea, nel vero senso della parola. Attraverso l’integrazione economica non si predispone soltanto la federazione politica, che così viene anche parzialmente realizzata, in quanto essa crea un unitario ordinamento economico e sociale e con ciò una parte della Costituzione europea. Si mettono in azione legislazione e politica comunitaria, si istituiscono organi comunitari che esercitano pubblici poteri. Inevitabilmente si pone quindi già il problema della struttura democratica, e cioè, di una responsabilità parlamentare.
Il momento per l’iniziativa presa dai nostri amici italiani è stato scelto con particolare cura per tre precisi motivi:
Il primo motivo è rappresentato dalla fase di sviluppo in cui si trovano le nostre Comunità, che sono piuttosto avanzate. L’unione doganale, nucleo della nuova struttura economica dell’Europa, è praticamente attuata e siamo quindi già a metà strada nella realizzazione dell’unione economica, ossia della produzione di un mercato intra-europeo…
…L’unione economica è da tempo talmente progredita, che si esercitano praticamente già sia una politica economica sia una politica sociale comunitaria: politica agraria, politica doganale e commerciale, politica congiunturale e monetaria, politica sociale e dei trasporti, ecc. Quanto più si avanza su questo terreno, tanto maggiore importanza politica assumono le Comunità, e tanto più urge risolvere la questione della struttura democratica.
Il secondo motivo che fa apparire di sì grande attualità l’iniziativa di rinforzare il Parlamento Europeo è da vedersi nel fatto che sta avvicinandosi la fine del periodo transitorio per la Comunità Economica Europea, il quale scade il 31 dicembre di quest’anno…
…Nelle costituzioni delle Comunità esistenti traspare bensì evidentemente il modello degli stati federali, ma esse sono — se così posso dire — sottosviluppate, ossia i loro organi non presentano la pienezza dei poteri, né le competenze ben distinte della tradizione classica degli stati federali. Ad esempio, il Parlamento non ha alcuna facoltà legislativa; esso viene soltanto consultato e precisamente dal Consiglio dei Ministri cui a sua volta competono le deliberazioni legislative della Comunità; non ha alcuna disponibilità finanziaria, né collabora alla composizione dell’esecutivo europeo, della Commissione Europea. Da ciò dipende che anche la legittimità degli organi non ha un fondamento altrettanto profondo come negli Stati integralmente federati, ossia nei veri Stati federali. Questi organi europei hanno bensì una legittimità democratica che è tuttavia, per così dire, mediata. Tra gli elettori, tra il popolo e i suoi deputati si interpone un’istanza a mandato elettivo ristretto, ossia il Parlamento nazionale. Questa mediazione di mandato dei deputati europei — ossia la meta dell’iniziativa che oggi festeggiamo — deve essere eliminata con l’introduzione di votazioni dirette per il Parlamento Europeo. Questa riforma è quindi un vero progresso verso la realizzazione dell’integrale federazione politica.
Il terzo motivo che fa apparire così di attualità questa iniziativa, emerge dalla crisi, non ancora conclusa, causata dalla nuova procrastinazione dell’adesione della Gran Bretagna. Questa crisi ha condotto a un indebolimento della Comunità, a un irrigidimento delle sue funzioni, a una perdita di dinamismo. Non c’è quindi una maggiore necessità di quella di una energica rivitalizzazione delle nostre Comunità. Non ci può essere dubbio sul fatto che un impulso come quello che si è manifestato ora rappresenta un ottimo contributo a questo compito di rinnovare la forza vitale delle nostre Comunità.
Quale sarà l’effetto di questa iniziativa? Essa provocherà in fasi diverse, in differenti stadi, un confronto immediato della vasta opinione pubblica in questo Paese, un confronto dei cittadini, senza eccezione alcuna, con il problema europeo. Ciò si otterrà lottando anzitutto per la legalizzazione della nuova proposta di attuare elezioni a suffragio diretto. L’efficacia dell’iniziativa si rinforzerà ulteriormente se, introdotto questo sistema di votazioni, si organizzeranno effettivamente a suffragio universale diretto le elezioni al Parlamento Europeo. Dall’inizio il deputato lotterà quindi per un mandato europeo e soltanto per questo. Il deputato rappresenterà, insomma, nella sua persona, esclusivamente la causa europea.
Ma l’evoluzione non si fermerà qui, come si spera. La scintilla che si accende a questo punto si trasmetterà agli altri Paesi membri della Comunità i quali prenderanno a lottare nell’una o nell’altra forma per raggiungere lo stesso risultato. E raggiuntolo, questo risultato — che costituisce l’ultimo scopo operativo di questa procedura, ossia un Parlamento Europeo, il quale si componga esclusivamente di deputati eletti a suffragio universale diretto — la funzione parlamentare cambierà decisamente aspetto nelle nostre Comunità. Non è che abbiamo motivo di essere scontenti dell’attuale Parlamento Europeo. Affatto. Nonostante le elezioni a suffragio indiretto e nonostante i limiti che il Trattato ha tracciato alle sue competenze, esso ha dato risultati ammirevoli. Ma la forza d’urto del Parlamento Europeo sarà sicuramente incrementata dal fatto che ciascuno dei suoi membri si sente detentore di un incarico immediato attribuitogli dal popolo europeo.
E per ultimo: un Parlamento Europeo eletto direttamente non si accontenterà a lungo di operare nell’ambito di quelle competenze che gli vengono attribuite dalla forma attuale del Trattato. Esso svilupperà una tendenza naturale ad estendere queste competenze ed a portarle a quel livello che risponde ai principi di una vera struttura democratica dei poteri pubblici in Europa.

 

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