IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Sperare in una permanenza di armonia tra molti Stati indipendenti e slegati sarebbe trascurare il corso uniforme degli avvenimenti umani e andar contro l'esperienza accumulata dal tempo.

Hamilton, The Federalist

Anno XXV, 1983, Numero 1-2, Pagina 44

 

 

I DOCUMENTI APPROVATI
DALLA SECONDA CONFERENZA DELLA FORZA FEDERALISTA*
 
 
Il processo dell’emancipazione umana che, pur attraverso tragiche convulsioni, è tumultuosamente avanzato negli ultimi due secoli, sembra essersi arrestato. Le forze del cambiamento arretrano, e, dove sono al potere, gestiscono la conservazione. S’accresce l’influenza del potere militare su quello civile. Lo sviluppo economico, nei paesi industrializzati sia dell’est che dell’ovest, è bloccato; nei paesi più arretrati il ristagno allontana le prospettive di una vita più giusta, e sembra rendere endemiche le piaghe della fame e dell’analfabetismo. Tutti i modelli dell’organizzazione politica ed economica sono in crisi: dal liberalismo internazionale al keynesianesimo, dal welfare state al socialismo reale. La suggestione di vieti rimedi del passato si diffonde. Riacquistano credito, ma questa volta nella dimensione del pianeta, le farneticazioni sulla «crisi della ragione» che già accompagnarono, in Europa, l’agonia del sistema europeo degli Stati.
Eppure la scienza sta trovando la via per liberare e utilizzare l’energia racchiusa nell’atomo, per mutare a vantaggio dell’uomo i caratteri genetici di animali e piante, per conquistare e non solo esplorare lo spazio, per rendere il sapere accessibile a tutti; in altri termini, sta per porre l’uomo in condizione di dominare la natura e non più di subirla.
La politica non ha tenuto il passo. Gli uomini non sono stati capaci di adeguare lo Stato e le relazioni internazionali ai progressi della scienza, e di fornire in tal modo la garanzia che essi saranno utilizzati per promuovere l’emancipazione della specie umana e non la sua distruzione. Così, la divisione del mondo in Stati sovrani trasforma le acquisizioni della scienza in terrificanti strumenti di morte, al punto di far incombere sull’umanità la minaccia dell’olocausto nucleare.
Se il mondo fosse anche politicamente uno, come auspicava già Dante, sarebbe possibile sottrarre agli Stati la «selvaggia libertà» di farsi giustizia da sé stessi e le loro relazioni sarebbero subordinate a un diritto universale. Un piano mondiale per una razionale e giusta utilizzazione delle risorse verrebbe realizzato per offrire a tutti gli uomini eguali opportunità di costruire variamente e liberamente la propria umanità. Le frontiere della lotta contro il determinismo politico e sociale si dislocherebbero su fronti più avanzati contro i residui perversi del determinismo naturale e per dar vita a cellule di vita comunitaria adeguate alla piena e libera espressione di tutte le virtualità razionali dell’uomo.
Si tratta pertanto di realizzare l’unità politica del genere umano perché è solo in questa prospettiva che può riaccendersi il processo di innovazione politica e sociale. Ciò fonda l’attualità del federalismo, che è la cultura dell’unificazione democratica di tutte le libere nazioni della Terra.
Non è possibile affermare questa cultura senza una radicale trasformazione dell’educazione. La scuola è la sede privilegiata del dibattito sulle idee e sulla preparazione dell’avvenire. È nella scuola che va radicata nel giovane la consapevolezza che, in un ordinamento federale, il cosmopolitismo non si disgiunge dalla coscienza di appartenere al quartiere, alla città, alla regione, alla nazione, perché la democrazia internazionale avrà un contenuto reale soltanto se costituirà la grande cornice entro la quale gli uomini riacquisteranno la capacità di autogovernarsi negli ambiti territoriali nei quali si manifesta la solidarietà. È nella scuola che si combatte il mito della naturalità ed esclusività della nazione, che così nefasti riverberi ha prodotto sulla conoscenza storica. È nella scuola, infine, che si può porre rimedio alla maledizione che discende da Babele, e ridare all’umanità una lingua universale.
Ma si afferma il federalismo anche e soprattutto traducendolo, ove già storicamente possibile, in istituzioni che possano offrirsi domani a modello per l’intero genere umano. In Europa occidentale, la crisi dello Stato nazionale ci offre questa possibilità di portata storica: trasformare la Comunità in un vero e proprio Stato federale e realizzare all’interno di ogni Stato membro, sulle ceneri del modello giacobino, il modello federale. Per questo occorre sostenere con tutte le energie la lotta che il Parlamento europeo ha intrapreso per la riforma istituzionale della Comunità.
Non è possibile far fronte a questo compito sul versante dell’educazione e su quello della lotta per le istituzioni federali europee senza l’unità di tutti i federalisti. Con questa consapevolezza, la forza federalista d’Italia, nelle sue diverse articolazioni, si impegna:
1) a sostenere e diffondere la cultura federalista in tutte le sue molteplici espressioni attraverso: a) il recupero degli aspetti federalistici della cultura universale, messi in ombra o fraintesi dalla cultura giacobina (da Dante a Kant, da Althusius a Proudhon, da Cattaneo a Einaudi, da Robbins a Einstein, etc.); b) l’organizzazione comune di convegni, stages, seminari, sulla cultura del federalismo; c) la diffusione della stampa federalista (libri, riviste, periodici); d) la mobilitazione comune a sostegno della Giornata europea della scuola; e) la mobilitazione comune sul terreno del reclutamento e della formazione dei quadri;
2) a condurre un’azione comune nei confronti delle forze politiche, sociali e culturali, del governo, dei poteri locali, della stampa per vincere la congiura del silenzio che ancor oggi circonda l’iniziativa del Parlamento europeo, per preparare il terreno a un’efficace campagna elettorale europea nell’ottantaquattro e per aprire la strada alla ratifica del Trattato-costituzione nel nostro Paese;
3) a promuovere la crescita organizzativa di tutte le sue associazioni. Così in una città in cui esista una sezione del MFE, questa dovrà operare per fondare un gruppo AEDE, per promuovere l’adesione dei poteri locali all’AICCE, etc. e viceversa;
4) a mobilitare congiuntamente l’opinione pubblica, e in particolare quella giovanile, in vista di azioni spettacolari come la «Azione frontiere»;
5) a portare alla base lo spirito e i contenuti di questa Conferenza con l’organizzazione di analoghe occasioni di incontro (es.: Conferenza della forza federalista meridionale, conferenze regionali, locali, etc.);
6) a proporre alle rispettive organizzazioni degli altri paesi della Comunità, nel rispetto della loro autonomia, questo modello italiano di stretta unione tra tutti i federalisti delle diverse associazioni.
Nel breve periodo, in vista della battaglia che si annunzia perché la riforma istituzionale della Comunità divenga la posta in gioco cruciale dell’elezione europea dell’ottantaquattro, la forza federalista si impegna: 1) a promuovere una partecipazione di massa ai XV Stati generali dei poteri locali, che si terranno a Torino nell’aprile dell’ottantaquattro con la parola d’ordine del governo europeo; 2) a offrire l’indispensabile sostegno organizzativo all’iniziativa del Movimento europeo che mira a convocare all’inizio dell’ottantaquattro un «Congresso del popolo europeo» a Bruxelles per rivendicare il compimento costituzionale e democratico della Comunità. Questo sostegno dovrà manifestarsi anche nelle articolazioni nazionale, regionale e locale dell’iniziativa; 3) a dar vita nel più breve tempo possibile a un periodico comune, che esprima visibilmente l’unità nella diversità della forza federalista in Italia. Questo periodico dovrebbe diffondere le parole d’ordine comuni a tutti i federalisti d’Italia, offrire una tribuna al dibattito delle idee che ferve in seno alle diverse associazioni, e informare tutti i federalisti delle esperienze condotte a tutti i livelli dalle diverse organizzazioni.
 
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La seconda Conferenza nazionale della forza federalista — sentiti gli approfondimenti e gli apporti specifici delle cinque Commissioni di lavoro; — rilevata la necessità di promuovere e sperimentare forme di intesa, di confronto, di coordinamento e di iniziativa unitaria anche a carattere organizzativo, pur nel pieno rispetto dell’autonomia di ciascuna componente della forza federalista auspica che venga costituita una «Consulta nazionale», articolata in «Consulte regionali» della forza federalista.


* La seconda Conferenza organizzativa nazionale della forza federalista si è svolta a Firenze-Montecatini il 23 e 24 aprile 1983. La relazione generale dal titolo «La cultura federalista al servizio dell’Europa, della pace e del progresso sociale: il compito della forza federalista» è stata tenuta da M. Albertini. Le relazioni introduttive ai lavori delle cinque Commissioni sono state tenute da U. Serafini, presidente dell’AICCE (Il federalismo e la pace), da L. Venturelli, segretario dell’AEDE (Il federalismo e lo sviluppo), da G. Martini, segretario dell’AICCE (La riforma istituzionale della Comunità), da F. Giglio, presidente dell’AEDE (Innovazioni socio-politico-educative e ruolo della scuola nel processo unitario europeo), da F. Gozzano, dell’ASE (Una stampa al servizio della democrazia europea).

 

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