IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Sperare in una permanenza di armonia tra molti Stati indipendenti e slegati sarebbe trascurare il corso uniforme degli avvenimenti umani e andar contro l'esperienza accumulata dal tempo.

Hamilton, The Federalist

Anno XX, 1978, Numero 2-3, Pagina 105

 

 

MONETA PARALLELA E FISSAZIONE DELLA
DATA PER LA REALIZZAZIONE DELL’UNIONE
MONETARIA
 
 
Nell’ambito del dibattito sull’Unione economico-monetaria si è delineata una corrente di pensiero favorevole alla creazione di una moneta parallela europea. Questa proposta, avanzata inizialmente da G. Magnifico, ha ottenuto vaste adesioni fra gli economisti e oggi è forse alla vigilia di trovare una prima realizzazione.
Le proposte a favore di una moneta parallela si differenziano una dall’altra anche in modo notevole; il concetto stesso di moneta parallela è stato definito in modi differenti. Tutte queste proposte hanno tuttavia un comun denominatore, che permette di considerarle, almeno in prima approssimazione, unitariamente.
In ultima analisi, questo approccio è dettato dalla convinzione che, per giungere alla creazione di una moneta europea, la strada da seguire sia l’attivazione di un gradualismo tecnico. È importante, si afferma, giungere a prime realizzazioni immediate che non mettano direttamente in questione la sovranità monetaria degli Stati, ma che siano in grado di «crescere» nel tempo, trasferendo gradualmente la sovranità monetaria dagli Stati alla Unione europea. La moneta parallela avrebbe questa capacità perché, da semplice unità di conto, potrebbe nel tempo divenire mezzo di pagamento utilizzato dalle Banche centrali per regolare i propri rapporti, mezzo di pagamento per il commercio intraeuropeo e le transazioni finanziarie private intraeuropee e infine mezzo di pagamento per tutte le transazioni; inizialmente costituirebbe una porzione limitata della massa monetaria globale dei paesi europei, che continuerebbe ad essere alimentata dalle emissioni di moneta nazionale, ma nel tempo questa proporzione potrebbe evolvere a vantaggio della moneta europea fino a che essa potrebbe sostituirsi in uno stadio finale alle monete nazionali.
I vantaggi che, secondo tale concezione, offrirebbe la moneta parallela possono essere classificati in due grandi categorie. Sul fronte «interno» europeo la moneta parallela costituirebbe la unità di conto in cui esprimere le transazioni commerciali e finanziarie intraeuropee e in cui contabilizzare i rapporti di credito e debito fra Banche centrali; in questo modo la moneta parallela diventerebbe un metro monetario di riferimento in sostituzione del dollaro, fino a che anche gli interventi di stabilizzazione dei cambi effettuati dalle Banche centrali europee sarebbero effettuati adottando la moneta parallela come pivot del sistema. Ciò agevolerebbe la trasformazione della moneta parallela che potrebbe così divenire una moneta convenzionale internazionale detenuta dalle Banche centrali europee come mezzo di pagamento e di riserva; in altri termini, si tratterebbe di emettere dei «diritti speciali di prelievo europei», liberandosi dalle ipoteche poste agli europei dal fatto che oggi il commercio intraeuropeo è finanziato con moneta internazionale emessa dagli U.S.A. o dal F.M.I. In questo modo si aprirebbe la strada alla utilizzazione sempre più vasta della moneta parallela per le transazioni private finanziarie e commerciali e in ultima analisi alla nascita di una Banca centrale europea.
Sul fronte internazionale, la moneta parallela comincerebbe ad essere utilizzata dai paesi che hanno rapporti commerciali e finanziari con la Comunità; ove il valore della moneta parallela risultasse più stabile del dollaro, essa potrebbe gradualmente affiancarsi a quest’ultimo come mezzo di regolamento nei rapporti internazionali. In questo modo, l’Europa vedrebbe crescere la propria potenza finanziaria, fino alla nascita d’una moneta europea in senso stretto e di un mercato europeo dei capitali compiutamente organizzato. In questo modo, inoltre, i rapporti fra Europa e paesi del Terzo mondo potrebbero evolversi in modo più ordinato, nella misura in cui la stabilità sui mercati monetari e la stabilità sui mercati commerciali dipendono l’una dall’altra.
Condizione per progettare l’emissione immediata di una moneta parallela così concepita è che le sue caratteristiche la rendano accettabile per gli operatori privati e per i governi; in effetti, tutti i progetti di moneta parallela si sono preoccupati di definire quest’ultima in modo che il suo valore sia il più stabile possibile, collegato alle monete europee più forti. Anche per quanto riguarda questo particolare aspetto, diverse sono le soluzioni a tal fine prospettate, ma analogo è il loro significato.
Va sottolineato che le proposte di creazione di una moneta parallela possono vantare l’esistenza di un importante precedente. Negli anni ‘50 la nascita dell’Unione europea dei pagamenti fu agevolata dalla definizione di una unità di conto europea, che permise di regolare i rapporti monetari fra paesi europei limitando il ricorso al dollaro. Il successo dell’unità di conto europea fu tale che ancora oggi, nel mercato delle euroemissioni, numerose emissioni sono espresse utilizzando questa Unità di conto o sue modificazioni.
 
Il quadro economico-politico dell’emissione della moneta parallela.
Il riferimento all’esperienza dell’Unione europea dei pagamenti fa emergere immediatamente il diverso significato «storico» della proposta di creare oggi una moneta parallela europea. Negli anni ‘50 l’Unione europea dei pagamenti ha potuto nascere e l’unità di conto europea si è rivelata funzionale in quanto, ponendosi all’interno del sistema monetario internazionale vigente, lo hanno rafforzato; ciò sta a dire che l’unità di conto europea non era un’alternativa al dollaro, ma uno strumento per rafforzare la capacità del dollaro di garantire l’ordine monetario internazionale. Ciò è confermato dal fatto che l’Unione europea dei pagamenti è sempre stata sorretta dagli Stati Uniti, che hanno contribuito in modo decisivo al suo varo.
La stabilità del valore dell’unità di conto europea, e quindi il suo successo, sono stati una conseguenza della stabilità monetaria garantita dal dollaro. In termini economico-politici, la base di potere della unità di conto europea era la convergenza delle ragioni di Stato degli Stati europei nel quadro della leadership statunitense.
Queste affermazioni possono essere riformulate e chiarite in altro modo. La stabilità della unità di conto europea è stata in quegli anni sorretta dalla convergenza delle politiche economiche svolte dagli Stati europei e in particolare dal profondo parallelismo delle congiunture economiche. Ma questi fatti vanno imputati in primo luogo al fatto che la leadership degli Stati Uniti dava all’Europa una politica estera comune, incentrata sulla guerra fredda con il blocco sovietico, una politica energetica comune, la cui base era il completo controllo statunitense sul mercato delle fonti di energia, una politica monetaria comune, fondata sulla egemonia del dollaro convertibile. Fu grazie all’omogeneità delle condizioni politiche di base che tra le economie dei paesi europei (e in particolare dei Sei) si verificò quell’anomalo parallelismo delle congiunture economiche che consentì il varo ed il successo dell’Unione europea dei pagamenti, della C.E.C.A. e infine della C.E.E.
La creazione dell’Unione economico-monetaria europea ha oggi un significato completamente diverso. Con l’elezione del Parlamento europeo e il progetto di Unione europea, l’Unione economico-monetaria mira a costruire un quadro economico-politico europeo autonomo, alternativo alla leadership statunitense. La moneta europea è destinata ad affiancare il dollaro come moneta internazionale, così come l’esecutivo europeo è destinato a stabilire con il governo statunitense un rapporto di equal-partnership.
Qualsiasi progetto di Unione economico-monetaria che si protenda oltre l’elezione europea deve pertanto confrontarsi con la necessità di garantire autonomamente condizioni di base, economiche e politiche, in grado di sostenere il progetto stesso.
Per quanto riguarda la moneta parallela, ciò significa che essa, a differenza di quanto avvenuto negli anni ‘50, non può contare oggi su un quadro di stabilità garantito dagli Stati Uniti; essa, per avere possibilità di successo, deve garantirsi un quadro di stabilità europeo. Il problema è pertanto se questo risultato può essere frutto della decisione di creare una moneta parallela o se tale proposta debba essere completata con altre misure già dal momento iniziale.
Alcuni elementi empirici stanno a suffragare questa impostazione. Come già accennato, il mercato privato ha fatto ricorso a più riprese alla emissione di titoli obbligazionari espressi in unità di conto. Questa soluzione si è rivelata conveniente fino a quando il dollaro ha garantito l’ordinato sviluppo dei rapporti monetari internazionali, ma ha mostrato limiti gravissimi a partire dal 1971. Le varie soluzioni tecniche adottate dagli emittenti con la ridefinizione delle unità di conto utilizzate, si sono dimostrate inadeguate. In presenza di instabilità monetaria, qualsiasi unità di conto tende a mediare fra vantaggi e svantaggi particolari; i limiti di questo approccio sono i limiti del metodo del compromesso. D’altro lato, l’esperienza ci indica anche che queste unità di conto private non sono riuscite ad estendere in modo significativo la propria utilizzazione nei rapporti commerciali internazionali. La fiducia per un metro monetario, a livello internazionale, dipende in ultima analisi dalla base di potere che sorregge la fiducia stessa.
 
Le condizioni per il successo della moneta parallela: la fissazione della data per la realizzazione dell’Unione monetaria.
La condizione per il successo della moneta parallela è che essa sia accettata da tutti gli operatori, pubblici e privati, europei e che non venga espulsa dal mercato dalla «legge di Gresham». Rispetto alle singole monete nazionali, essa non deve essere più stabile, altrimenti sarebbe tesaurizzata, né più debole, altrimenti sarebbe rifiutata. Ciò corrisponde alla affermazione di un regime di cambi fissi fra le monete europee.
Alla stessa conclusione si giunge ponendosi dal punto di vista delle relazioni fra gli Stati. Perché la moneta parallela sia una prima importante tappa per la realizzazione dell’Unione economico-monetaria, è necessario che risulti credibile quest’ultimo più generale obiettivo, cioè che gli Stati si impegnino in modo vincolante a svolgere politiche monetarie orientate alla Unità monetaria.
La natura dell’impegno che deve essere assunto dagli Stati dipende dalla natura del problema, costituito dalla realizzazione dell’Unione monetaria. Il problema centrale della creazione dell’Unione monetaria è che i paesi europei hanno una diversa propensione all’inflazione. Ora, fino a quando gli Stati avranno potere di battere moneta, è utopia pensare che questo problema possa trovare soluzione, cioè che gli Stati accettino di anteporre alle priorità nazionali le priorità concordate a livello europeo. La convergenza delle politiche monetarie nazionali è pensabile solo nella forma del trasferimento al livello europeo del potere di controllare l’emissione di moneta.
Ciò non significa che la moneta europea debba essere emessa immediatamente né che la moneta parallela sia un obiettivo illusorio. Ciò che è necessario è rafforzare la moneta parallela e orientare le aspettative stabilendo sin dal primo momento una data definitiva per la emissione della moneta europea. In questo modo, il periodo, di durata definita, che precederebbe tale scadenza costituirebbe una pre-unione nel corso della quale gli Stati potrebbero predisporre le misure necessarie per agevolare il trasferimento della sovranità monetaria al livello europeo. Nell’ambito della pre-unione, la moneta parallela, in congiunzione con altri meccanismi, quali ad esempio la definizione di target zones, indicherebbe il sentiero da percorrere per il rientro dei tassi di inflazione nazionali ad un livello omogeneo europeo e per lo stabilimento di cambi fissi e realizzerebbe nel modo più efficace la funzione evolutiva per cui è stata concepita.
Queste indicazioni sono infine confermate ove ci si ponga dal punto di vista delle misure di sostegno della moneta parallela che debbono essere adottate per garantirne la stabilità (la stabilità delle monete deboli, in ultima analisi). Queste misure richiedono una stretta solidarietà fra le Banche centrali europee. Ora, il rafforzamento della solidarietà, con l’attivazione di linee di credito e di trasferimenti a fondo perduto a favore dei paesi con moneta debole, è un obiettivo realistico ove esista la certezza che esso abbia durata limitata nel tempo e sia la condizione per la nascita dell’Unione monetaria, mentre costituirebbe un obiettivo inaccettabile per i paesi prevedibilmente chiamati a sopportare l’onere degli interventi ove questi ultimi si presentassero come una necessità destinata a ripetersi indefinitamente nel tempo. Solidarietà europea in presenza di Unione monetaria è cosa diversa da solidarietà europea in presenza (e in prospettiva del mantenimento) del potere degli Stati di battere moneta. Nell’ambito dell’Unione monetaria trasferimenti di reddito a livello europeo potranno essere frutto solamente di coerenti politiche stabilite democraticamente dagli organi europei; un sostegno incondizionato alle monete europee deboli fino a quando gli Stati manterranno la sovranità monetaria implica il riconoscimento agli Stati del potere di drenare risorse dagli altri Stati partners creando moneta.
La fissazione della data per la creazione della moneta europea, orientando le aspettative, costituirebbe inoltre un fattore di stabilizzazione e quindi prevedibilmente diminuirebbe la dimensione degli interventi necessari a sostegno della moneta parallela, rendendo così ancor più agevole stabilire un accordo solidale per il periodo di transizione fra gli Stati.
 
Dario Velo
(luglio 1978)

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