IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Sperare in una permanenza di armonia tra molti Stati indipendenti e slegati sarebbe trascurare il corso uniforme degli avvenimenti umani e andar contro l'esperienza accumulata dal tempo.

Hamilton, The Federalist

Anno XIX, 1977, Numero 3, Pagina 202

 

 

IL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO SULLA CHIUSURA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE AGLI STUDENTI STRANIERI*
 
 
Il provvedimento preso dal governo di chiudere le università italiane agli studenti stranieri è in aperta contraddizione con lo spirito dei Trattati di Roma e con la politica italiana di apertura verso i paesi del Mediterraneo, dell’Africa e del Terzo mondo.
L’arrembaggio degli studenti degli altri paesi alle università italiane ha una sola causa: la facilità con cui vengono assegnate le lauree in Italia. Si è lasciato scadere il livello degli studi in misura tale che ormai la laurea è accessibile praticamente a tutti, anche senza frequenza alle lezioni, senza fatica per superare gli esami e persino senza alcun costo in termini di denaro anche quando si tratta di studenti ricchi. In questa situazione l’Italia è diventata una specie di «paradiso scolastico», che offre a cattivi studenti un servizio sociale praticamente gratuito.
Per rimediare a questa situazione il governo non ha saputo far altro che prendere provvedimenti che discriminano non sulla base del merito scolastico, ma della nazionalità, in spregio della tradizione cosmopolitica plurisecolare delle università italiane. E questa misura è tanto più grave in quanto si aggiunge ad altre di politica economica e valutaria, tutte orientate in senso autarchico. Il governo italiano deve scegliere tra la politica di inserimento dell’Italia nell’Europa e nel Mediterraneo, di integrazione europea e di cooperazione con i paesi del Terzo mondo, e l’adozione di volta in volta di misure improntate al nazionalismo di altri tempi, che di fatto isolano economicamente, culturalmente e politicamente l’Italia.
Dopo l’elezione europea del 1978 non sarà più possibile procrastinare la creazione di un vero mercato europeo del lavoro e di una effettiva circolazione dei titoli di studio nella Comunità. L’Italia può prepararsi a questa scadenza sin da ora con una riforma della scuola che tenga in considerazione il fatto che, nel quadro comunitario, la libertà di circolazione comporterà praticamente l’abolizione del valore legale del titolo di studio (inesistente in Gran Bretagna).
E va ribadito che è necessario che l’università italiana ritorni a standards europei di efficienza diventando un luogo di serio lavoro, in cui i docenti lavorano insegnando e gli studenti lavorano studiando e frequentando a tempo pieno, come ogni altro lavoratore. Occorre poi impostare una politica di assistenza scolastica che sappia discriminare fra studenti meritevoli e bisognosi e studenti non meritevoli e non bisognosi, facendola finita con lo scandalo dell’assistenza indiscriminata che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Solo in questo modo, cioè mettendo in condizione l’università italiana di reggere il confronto con le università degli altri paesi europei, si potrà nello stesso tempo sia ripristinare la serietà degli studi e della didattica, sia rendere un utile servizio agli studenti degli altri paesi, in specie quelli del Terzo mondo, ai quali non serve un inutile attestato, ma l’acquisizione di serie capacità.


* Si tratta di un documento diffuso il 30 giugno 1977.

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