IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno II, 1960, Numero 4, Pagina 226

 

 

LA LOGICA DI COUDENHOVE-KALERGI
 
 
Nell’epoca contrassegnata dal continuo fiorire di nuove tecniche messe a disposizione dell’uomo per il raggiungimento dei suoi innumerevoli fini, finalmente anche gli uomini politici avranno d’ora in avanti il metodo sicuro per poter conseguire immancabilmente i loro scopi. Il ritrovato è tanto semplice che si rimane davvero stupiti del fatto che nessuno vi abbia pensato prima. Ed è assolutamente innocuo. Una parte politica non riesce ad attuare i fini principali che si è proposta di raggiungere a causa della forza superiore degli avversari? I vostri programmi politici urtano contro la barriera imponente costruita dai vostri nemici? Non scoraggiatevi per questo, non v’è nulla di irrimediabile. Ecco il rimedio: non combattete più i vostri nemici (stupiti? il bello viene ora), alleatevi con essi, affidatevi ad essi. Essi realizzeranno per voi i vostri sogni. Il gioco è fatto! Per esempio: i federalisti sono stati sconfitti dai nazionalisti con la caduta della C.E.D. e dell’ impegno di costituzione politica che le era inerente? Niente paura: ciò dipende dal fatto che i federalisti hanno completamente sbagliato metodo. Non si combattano più i nazionalisti ma ci si allei con essi. In tal modo l’unità europea verrà da sé.«…le double échec de l’armée et de la constitution européennes a démontré qu’il était impossible de construire l’Europe contre l’opposition des nationalistes; qu’une alliance entre nationalistes et européens était indispensable pour surmonter le double péril du communisme et du neutralisme. Le mot d’ordre du mouvement Paneuropéen devrait donc être: Liberté-Patrie-Europe».[1] L’inventore di questo ritrovato nuovo, Richard de Coudenhove-Kalergi, vi offre gratuitamente le spiegazioni per il suo uso nello scritto del 25 aprile scorso «L’évolution de l’idée européenne», con l’aggiunta di un istruttivo excursus storico, pure gratuito, sull’idea dell’unità europea.
Coudenhove-Kalergi rivela così ancora una volta la sua inguaribile superficialità. Egli non riesce a fare un’affermazione fondata senza farla seguire subito dopo da un’altra peregrina. Non molto tempo fa egli aveva giustamente osservato che i tedeschi della Repubblica federale dovrebbero occuparsi attivamente alla costruzione dell’unità europea piuttosto che darsi da fare per la riunificazione tedesca. Ed ecco che ora se ne vien fuori con questa assurda proposta di alleare federalismo e nazionalismo.
I federalisti con la caduta della C.E.D. si sono resi conto della loro debolezza. Essi infatti al tempo della C.E.D. si erano limitati a consigliare ed ispirare la politica dei governi. Essi non avevano la forza di imporre ai governi la loro politica. Se perciò i nazionalisti hanno vinto facendo cadere la C.E.D., una sola legittima conseguenza se ne può trarre: i federalisti, se vogliono realizzare il fine che sta loro a cuore, devono creare una potente forza politica di dimensioni europee che combatta il nazionalismo in tutte le sue tane e che sia in grado di «forzare», anziché di «pregare», secondo l’insegnamento di Machiavelli, i governi nazionali.[2] Ciò non è certamente facile, ciò implica una volontà di costruzione tenace, continua, senza cedimenti di fronte a qualsiasi delusione. E ciò si è tentato di attuare con le prime esperienze del Congresso del Popolo Europeo. Ciò, infine, è basato sull’incontrovertibile assunto che per vincere un nemico forte bisogna scendere sul campo di battaglia muniti di energia ancora maggiore.
Non così per Coudenhove-Kalergi. Egli non trae alcun insegnamento dalla caduta della C.E.D., o meglio ne trae un insegnamento a rovescio. Per lui si tratta non già di forzare i governi, ma «de les encourager».
«Le Mouvement pour une Europe Unie ne peut triompher par une action révolutionnaire. L’Europe sera donc réalisée avec les gouvernements et par eux. Il s’agit de les encourager, non de les combattre.
Mais comment cette union de l’Europe adviendra-t-elle?
L’Histoire nous donne la réponse. Au début du dix-neuvième siècle, l’Allemagne et l’Italie étaient divisées en Etats rivaux comme l’Europe au début du XXe siècle.
L’une et l’autre de ces grandes nations ont fini par réaliser leur unification grâce à trois facteurs: un mouvement populaire, un Etat important, un homme de génie qui dirigeait cet Etat.
En Allemagne, l’Etat était la Prusse, gouvernée par Bismarck; en Italie, c’était le Piémont avec Cavour.
L’exemple allemand peut être écarté, car la Prusse était plus forte et plus grande que les autres Etats Allemands réunis, ce qui devait forcément la conduire à l’hégémonie.
En revanche, le Piémont, dans le système italien du XIXe siècle, avait une importance comparable à celle de la France dans le système européen actuel. Elle ne songeait pas à l’hégémonie, mais à l’égalité de tous les Italiens.
Dirigé par Cavour et appuyé par le Mouvement de la Jeune Italie le Piémont a réussi l’impossible: l’union de l’Italie.
En Europe, la situation est analogue. Depuis un tiers de siècle le Mouvement Paneuropéen suivi par les autres mouvements pro-européens d’après guerre ont orienté l’opinion publique vers l’union.
La France a compris, depuis Aristide Briand, que son rôle historique était celui du Piémont de l’Europe. Mais la faiblesse de ses gouvernements successifs ne lui permettait pas d’accomplir cette grande mission.
Cependant, les choses ont changé. La France a retrouvé sa puissance sa stabilité et sa grandeur.
Le Piémont de l’Europe a trouvé son Cavour.
L’heure de l’unité européenne a sonné ».[3]
Così, attraverso questo nuovo e miracoloso ritrovato di Coudenhove-Kalergi, secondo il quale basta allearsi con i nemici troppo forti per raggiungere i propri fini, il nazionalismo diventa europeismo e il rafforzamento degli Stati nazionali sovrani conduce, per vie misteriose, all’unità europea. I segni caratteristici della rinata e dominante ideologia nazionale in Francia, le sedicenti «puissance stabilité grandeur», manifestano invece la prossima realizzazione dell’unificazione europea: «l’heure de l’unité européenne a sonné». L’uomo che colla sua ascesa al potere in Francia e con l’instaurazione del suo regime ha definitivamente sancito la rinascita del nazionalismo in Europa, il generale De Gaulle, diventa invece il futuro padre dell’unità europea. Effetti veramente sorprendenti e straordinari questi, ottenuti attraverso il meraviglioso ritrovato di Coudenhove-Kalergi! Ma in esso non può credere e riporre fiducia che il solo suo stesso autore! Il quale vi aggiunge, nel documento che qui commentiamo, una approssimativa, semplicistica ed infelice similitudine tra il Piemonte dell’inizio del secolo scorso e la Francia d’oggi, tra Cavour e De Gaulle. Crede forse Coudenhove-Kalergi che si potrà costruire un’Europa libera col metodo delle guerre e delle annessioni, anziché col metodo democratico della Costituente Europea?
 
Mario Stoppino


[1] Da un documento ciclostilato, dal titolo L’évolution de l’idée européenne, di Richard de Coudenhove-Klaergi, (l’animatore della Union Paneuropéenne), nel quale è contenuta una conferenza tenuta il 25 aprile 1960 alla Accademia delle Scienze Morali e Politiche a Parigi.
[2] In un passo ormai classico per i federalisti, Machiavelli parlando degli «introduttori di nuovi ordini», scrivere: «E’ necessario pertanto, volendo discorrere bene questa parte, esaminare se questi innovatori stanno per loro medesimi, o se dependano da altri; cioè, se per condurre l’opera loro bisogna che preghino, oppure possono forzare. Nel primo caso capitano sempre male, e non conducono cosa alcuna; ma, quando dependano da loro propri e possono forzare, allora è che rare volte periclitano» (Il Principe, VI-6).
[3] Dallo stesso documento di Coudenhove-Kalergi.

 

 

 

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