IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno II, 1960, Numero 3, Pagina 183

 

 

LA LOTTA PER L’EUROPA E LE ISTITUZIONI FEDERALI

 

 

Robert R. Bowie e Carl J. Friedrich (a cura di), Studi sul federalismo, Comunità, Milano, 1959, pp. XLV-985, L. 6500.

 

 

…Il piano di educazione federale accelerata per i parlamentari che avrebbero dovuto affrontare il tema della costituzione europea, fu praticamente stabilito in conversazioni private fra Spaak e me, tra il febbraio ed il marzo 1952. Parallelamente all’agitazione politica si sarebbe messo su un comitato di giuristi, presieduto da Spaak, al quale avrei proposto un piano di lavoro che formulavo allora così (v .pag. 239 del Projet de Statut de la C.P.E. – Travaux préparatoires, Bruxelles, 19’52): «Un’assemblea costituente federale non ha dinnanzi a sé assolutamente nulla. Lo Stato deve esere costruito sulla carta da capo a fondo. E’ evidente che la prima fase dei lavori di una tale assemblea deve essere la definizione dei criteri secondo i quali lo si vuole costruire. Il precedente americano è istruttivo. La Convenzione di Filadelfia aveva un mandato ancora più vago di quello contenuto nel trattato della C.E.D. I delegati della Virginia e quelli del New Jersey hanno presentato due piani, cioè due serie di risoluzioni che indicavano i criteri secondo cui si sarebbe dovuta redigere la Costituzione. In tutta la prima parte dei suoi lavori la Convenzione ha discusso e adottato delle risoluzioni che stabilivano il contenuto della Costituzione. Dopo di che la Convenzione ha affidato ad un Comitato di redazione il compito di tradurre le sue risoluzioni in articoli costituzionali. Non vedo per la Costituente Europea altro metodo di lavoro. Per il nostro Comitato di giuristi si tratta perciò di preparare: 1) la serie delle risoluzioni, che desideriamo veder presentate alla Costituente Europea ed approvate da essa, 2) la traduzione di queste risoluzioni in articoli costituzionali». Ma questi progetti di risoluzione necessariamente schematici non sarebbero stati sufficienti a far comprendere a fondo ai parlamentari cos’è e come funziona un sistema federale… Occorreva fornire loro una ampia documentazione sul modo di funzionare effettivo delle federazioni esistenti… Preparare sollecitamente un tale lavoro in Europa era praticamente impossibile, poiché a parte la Svizzera e la ancor troppo recente e problematica esperienza tedesca di Bonn, mancavano nella cultura europea tradizioni federaliste. Proposi a Spaak di rivolgersi al professor Friedrich dell’Università di Harvard…

Questa è l’origine storica del volume recentemente edito da Comunità, nel racconto di Altiero Spinelli (cfr. «Il Mondo» del 12-1-1960). In effetti il metodo per convincere i nostri parlamentari è ormai mutato. Si tratta ora di preparare una situazione di potere nella quale sia facile capire che cosa significhi l’unità dell’Europa, e quale sia il metodo per realizzarla. Se i federalisti, estendendo e rafforzando il Congresso del popolo europeo, e sfruttando in tal modo le occasioni che non mancheranno per la debolezza dei nostri Stati e le loro crisi, riusciranno a ottenere questa situazione di potere, i politici nazionali capiranno benissimo nonostante la loro impreparazione culturale che cosa si tratterà di fare, e lo capiranno nel modo che normalmente si usa per far capire le cose in politica: quello che Machiavelli chiama del «forzare» e contrappone a quello, inefficace, del «pregare».

Tuttavia anche dal punto di vista politico il volume di cui parliamo servirà ancora se si arriverà alla Costituente Europea. Ma al presente, e di fronte alla traduzione italiana, il rilievo da fare è un altro: questo volume è in realtà il lavoro più esauriente che si possegga sul modo di funzionare delle istituzioni federali. Si tratta dunque di un volume prezioso nel nostro orizzonte culturale, in quanto offre una base solida per colmare la lacuna più grave dei nostri studi costituzionali, giuridici e politici ancora anchilosati nelle vecchie concezioni dello Stato unitario, accentrato, e virtualmente totalitario, della tradizione continentale europea.

Eccellente la prefazione di Aldo Garosci, sia per il giudizio politico sugli avvenimenti che stanno sullo sfondo di questo volume, sia per il richiamo al valore democratico della «realtà federale»: «non è possibile avere concetto della vita libera in uno Stato davvero moderno, in cui la burocrazia non è la totalità del potere, senza un riferimento continuo e profondo alla esperienza federale». Anche da questo punto di vista, i politici nazionali hanno molto, forse tutto, da imparare.

 

Mario Albertini

 

 

 

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