IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno XVII, 1975, Numero 3, Pagina 189

 

 

AA. VV., Imperialismo e classe operaia multinazionale, a cura di Luciano Ferrari Bravo, Feltrinelli, Milano, 1975, pp. 362.
 
 
I vari contributi riportati da Ferrari Bravo in questo volume (J. O’Connor, M. Nicolaus, E. Mandel, C. Neususs, R.Vernon, S. Rimer, N. Poulantzas, F. Gambino) sono tutti accomunati da un unico carattere, che costituisce il motivo ispiratore stesso dell’antologia: il tentativo di aggiornare la teoria dell’imperialismo, quale è andata prendendo forma all’interno della sinistra occidentale, alla luce dei nuovi fenomeni emersi a livello internazionale.
I fini perseguiti dall’opera sono puntualizzati dallo stesso autore, che ne pone in luce le limitazioni: «In primo luogo, quanto ai livelli di astrazione e di approfondimento teorico: tutti, o quasi, i saggi presentati offrono, piuttosto che contributi teorici compiuti, sintesi di larga massima, ipotesi di lavoro, theories of middle range si potrebbe dire, che meglio possono fornire, appunto, un panorama delle varie posizioni. In secondo luogo, limiti di tematica: che è appunto quella delle caratteristiche generali dell’imperialismo nella fase attuale, delle sue differenze con l’epoca precedente, delle grandi linee della sua prevedibile evoluzione. Dei vari grossi temi di cui si compone oggi il problema, dalla questione della ‘dipendenza’ dei paesi periferici (in sé considerata) a quella della natura della crisi del sistema monetario internazionale, dalla questione delle ‘metropoli’ imperialiste dipendenti (Europa, Giappone) a quella della natura e del ruolo del blocco socialista — soltanto alla specifica figura dell’impresa multinazionale e del suo significato nell’odierna dinamica imperialista è stato dedicato uno spazio particolare.»
Quanto alla validità del tentativo perseguito, questa opera conferma lo stato di disagio e disorientamento che si afferma quando i criteri interpretativi tradizionalmente utilizzati non valgono più a spiegare l’insieme dei fenomeni studiati, se non a costo di inserire infinite eccezioni e varianti nel corpo della teoria generale. È in questo clima che solo può affermarsi una rivoluzione scientifica, che rinnovi, adeguandoli, gli schemi interpretativi.
 
Dario Velo

 

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