LE FEDERALISTE

revue de politique

 

XI année, 1969, Numéro 3-4, Page 178

 

 

UNA ELEZIONE PER L’EUROPA
Esposizione del significato e dei problemi del disegno di legge di iniziativa popolare per l’elezione unilaterale diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo, a cura della Commissione Italiana del Movimento Federalista Europeo
 

 

CAPITOLO III
SITUAZIONE DEI PARTITI
E DELLE PERSONALITA’ POLITICHE ITALIANE
DI FRONTE AL DISEGNO DI LEGGE

 

 

ALLEGATO 9
DISCORSO PRONUNCIATO DAL PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO, ON. MARIANO RUMOR, AL COMITATO
CENTRALE DEL MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO
RIUNITO A MILANO IL 4 OTTOBRE 1969*
 
Signor Presidente, gentili signori membri del Comitato Centrale del Movimento Federalista Europeo, io sono stato attento con particolare tensione d’animo alle cose che Ella, Signor Presidente ed illustre europeista, mi ha detto, soprattutto per la concretezza e la precisione dei temi che ha trattato e che mi sembrano riferirsi anzitutto ad una sollecitazione di una iniziativa italiana per quanto riguarda la elezione democratica dei membri italiani del Parlamento Europeo e di un atteggiamento che il governo e la maggioranza che lo sostiene devono prendere entro un breve tempo, nei confronti di una proposta di iniziativa popolare che appartiene ad una delle caratteristiche fondamentali della nostra costituzione.
Il secondo tema che Ella ha posto alla mia attenzione è quello del prossimo vertice dell’Aja, che si svolgerà intorno alla metà di novembre. E i problemi che da tempo sono oggetto di ansia e di preoccupazione e, insieme, di sollecitazione di impegno da parte degli spiriti che hanno più intenso il fervore europeistico, sono quelli relativi alla possibilità stessa di sviluppo dell’Europa unita e che, in sintesi, la terminologia ormai corrente denota come i problemi dell’integrazione e dell’ampliamento. Il problema dell’ampliamento si riferisce alla richiesta portata avanti, e rinnovata di recente anche da importanti assise politiche dei partiti democratici, dalla Gran Bretagna. Ma è evidente che il problema che si riferisce al Regno Unito è esemplare per quanto riguarda la volontà e l’intendimento di allargare la Comunità Economica Europea.
Per gli altri problemi invece mi pare che essi si riferiscano all’altro termine, a quello dell’integrazione nel senso più lato e comprensivo della parola. Si tratta dello sviluppo, della elaborazione di una politica monetaria comune e di una politica agricola comune, oggetto d’altra parte di tanta contesa e di tanti contrasti per la ineluttabile diversità degli interessi in campo, del perfezionamento e del rafforzamento delle istituzioni, che si possono risolvere con la auspicata elezione a suffragio universale del Parlamento e con il conferimento alla Commissione di poteri e risorse che attualmente non ha.
Ella ha detto, Signor Presidente, all’inizio del suo cortese saluto, che è ben consapevole, come siamo tutti consapevoli, che oggi lo sviluppo, il processo di unificazione e di ampliamento europeo è in crisi. E’ in una crisi che non sappiamo obiettivamente stabilire se sia di stanchezza e di sfiducia o se sia una crisi di crescenza. Forse e l’una e l’altra cosa insieme. Potremo dire che nell’evidenza è una crisi di stanchezza e di sfiducia, nel profondo è una crisi di crescenza. Almeno questo è l’augurio.
So, signor Presidente, di avere una gravosa responsabilità essendo il maggiore responsabile del Governo del mio Paese. Ma voglio sperare che tutti sappiano come l’Italia sul cammino della integrazione e dell’ampliamento europeo ha scelto un atteggiamento che non ha mai né modificato né indebolito. Forse si potrà dire, ed è una responsabilità che noi ci dobbiamo assumere, che noi non abbiamo applicato la nostra intensità interiore con pari impegno nella nostra azione, ma la stessa configurazione dell’articolazione istituzionale attuale della Comunità Europea molte volte, Ella sa, frustra anche le volontà più intensamente impegnate. Quello di cui La posso assicurare, Signor Presidente, con la discrezione doverosa che è riferita alla mia responsabilità, è che su questa strada da Lei indicata la mia persona, ma questo poco vale, il governo italiano e, non ho dubbi nel ritenerlo, le forze politiche che lo sostengono, provano gli stessi sentimenti ed hanno le stesse aspirazioni che Ella ha espresso e che credo siano anche le aspirazioni e i sentimenti degli illustri componenti di questo Comitato. Signor Presidente, io posso dirLe una cosa, non per reticenza ma per doveroso senso di discrezione: ogni cosa sarà fatta dal governo italiano nell’ambito delle sue responsabilità perché le aspirazioni che Ella ha manifestato siano da parte nostra sostenute e portate avanti e ci auguriamo che lo stesso spirito, che ci anima, animi anche gli altri governi e i nostri paesi partners.
Vorrei dirLe però, Signor Presidente, da ultimo, che al di là di questa manifestazione di volontà, che per parte italiana non vuol essere soltanto di buone parole ma di concrete ed organiche proposte, la volontà europea deve estendersi anche il più largamente possibile nella coscienza pubblica. Io non credo di fare offesa a nessuno se esprimo l’impressione che qualche cosa dell’impegno intenso e generalizzato della coscienza pubblica sia in qualche modo caduto e si sia venuto lentamente indebolendo, e che il maggior sostegno che avevano coloro che hanno combattuto la generosa battaglia europeista trovi oggi minore sostegno soprattutto nell’ambito di quelli che erano stati tradizionali sostenitori del movimento europeistico: la gioventù. Ma mi conforta assai, però, nel vedere, adesso illuminati dalle lampade della televisione, i membri di questo Comitato, nel vedere che la parte giovanile è largamente, starei per dire, prevalentemente, rappresentata. Ed è per questo che mentre io rispondo assicurando, Signor Presidente, che gli intendimenti del Governo italiano coincidono con quelli che ha espresso Lei, mi permetto di rivolgere a Loro un invito e una preghiera: di animare dal profondo e di sollecitare intensamente la pubblica coscienza intorno a questo che è forse l’unico grande tema che può esercitare una profonda suggestione in un momento di incertezze, inquietudini e di annebbiamenti per quelli che riguardano altri ideali ed altri temi. Perché la nostra fatica e il nostro impegno sarebbero vani, né ci sentiremmo assillati come siamo dalla quantità immensa dei problemi quotidiani, né potremmo, dico, impegnarci con il fervore necessario, se non ci sentissimo continuamente stimolati e pungolati da un’opinione pubblica che la pensa come noi e magari vi si applica con maggior intensità di noi. E’ una collaborazione quindi che io credo di chiedere non soltanto a nome del Governo italiano, che qui in una felice anche se fuggevole occasione ho l’onore di rappresentare in un saluto cordiale, ma a nome anche dell’Europa, che è stata il sogno dei nostri anni giovanili e speriamo sia la realtà dei nostri anni maturi.

 


* Si tratta del resoconto stenografico, non ufficiale, dell’intervento del Presidente del Consiglio.

 

 

 

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