LE FEDERALISTE

revue de politique

 

XI année, 1969, Numéro 3-4, Page 199

 

 

UNA ELEZIONE PER L’EUROPA
Esposizione del significato e dei problemi del disegno di legge di iniziativa popolare per l’elezione unilaterale diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo, a cura della Commissione Italiana del Movimento Federalista Europeo
  

 

CAPITOLO IV
RIPERUSSIONI EUROPEE
DELL’INIZIATIVA ITALIANA
 
 
Il solo fatto dell’iniziativa italiana per l’elezione unilaterale diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo ha provocato notevoli ripercussioni negli altri paesi. Ciò mostra la portata europea del disegno di legge, e permette di intravedere quali sarebbero le ripercussioni dell’approvazione della legge e della conseguente elezione.
Il 26 gennaio 1968 Karl Mommer, vice-presidente del Bundestag, venuto a conoscenza della Campagna iniziata in Italia il 15 aprile 1967, rilasciò una dichiarazione nella quale si diceva tra l’altro che un’elezione europea in Italia sarebbe certamente seguita da un’elezione europea in Germania (vedi il testo integrale della dichiarazione – Allegato 1).
Il 28 marzo 1968, René Pleven, André Rossi e altri parlamentari del gruppo Progrès et démocratie moderne hanno presentato alla Camera bassa francese un progetto di legge che prevede, in mancanza di accordo per l’elezione diretta generale, l’elezione unilaterale a suffragio universale dei delegati francesi al Parlamento europeo. Un disegno di legge di identico contenuto è stato depositato alla Camera da Mitterrand e dai membri della Fédération de la gauche il 5 aprile 1968 (il testo del disegno di legge Rossi-Pleven e di Mitterrand, pubblicato in Per l’elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, a cura del Parlamento europeo, settembre 1969, pagg. 300-302, è riprodotto in Allegato 2).
Il 3-4 maggio 1968, la conferenza di membri del Parlamento europeo e del Movimento Europeo, che riunì a Bonn eminenti personalità europee tra cui Willy Brandt, Lord Chalfont, Gaston Defferre, Walter Hallstein, Karl Mommer e Duncan Sandys, prese in esame la questione. Al termine dei lavori la conferenza approvò una mozione in cui si invitavano «i parlamenti nazionali dei membri della Comunità a stabilire che le elezioni delle delegazioni al Parlamento europeo siano effettuate, anche separatamente, a suffragio universale diretto».
Il 15 febbraio 1969, nel corso di una manifestazione svoltasi a Milano per annunciare il raggiungimento del traguardo delle 50.000 firme, con la partecipazione di Petrilli, Maurice Faure e Hirsch, Walter Hallstein mise efficacemente in rilievo il nesso tra l’iniziativa italiana, i problemi del rilancio europeo e l’obiettivo finale della Federazione, rilevando inoltre come il significato più profondo della elezione unilaterale italiana consista nel suo carattere di primo passo verso la mobilitazione del popolo europeo (vedi il testo del discorso di Hallstein – Allegato 3).
Il 27 giugno 1969, due giovani membri della Camera dei rappresentanti belga, Nothomb e Chabert (il primo vallone, il secondo fiammingo) hanno presentato una proposta di legge per l’elezione diretta dei delegati belgi al Parlamento europeo. Illustrando questa proposta i due parlamentari fecero esplicito riferimento al disegno di legge di iniziativa popolare presentato al Senato italiano, da loro riprodotto nelle sue linee essenziali. E concludevano: «Sarebbe una felice coincidenza se il Belgio, chiamando per la prima volta alle urne una generazione di giovani elettori (N.B. – Nel 1969 il Parlamento belga ha accordato il diritto di voto ai cittadini di 18 anni), proponesse loro una partecipazione non solo alla democrazia locale, ma anche ad una scelta europea, che essi sarebbero i primi a poter realizzare» (il testo del disegno di legge e la motivazione, pubblicati in Per l’elezione del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, cit., pagg. 287-288, sono riprodotti in Allegato 4: vedi inoltre l’annuncio della presentazione della proposta di legge in «Le Soir» – Allegato 5).
Alla fine di luglio Europa-Union Deutschland propose a un gruppo importante di personalità tedesche di appoggiare l’iniziativa italiana, allo scopo di favorirne il successo e di testimoniarne le implicazioni europee. Le personalità interpellate decisero di provvedere nel modo più diretto, e inviarono subito una lettera ai parlamentari italiani invitandoli, nello spirito del comune ideale europeo, ad approvare rapidamente il disegno di legge. Tra i firmatari figuravano: Walter Scheel, oggi ministro degli Esteri, Erik Blumenfeld, deputato al Bundestag; Otto Brenner, presidente dell’IG Metall; Prof. Dr. Walter Hallstein, presidente del Movimento Europeo internazionale; Ernst Majonica, deputato al Bundestag, presidente del Consiglio tedesco del Movimento Europeo; Dr. Karl Mommer, vicepresidente del Bundestag; Ludwig Rosenberg, già presidente del Deutscher Gewerkschaftsbund; Dr. h.c. Friedrich Carl Freiherr von Oppenheim, presidente dell’Europa-Union; Dr. Dieter Roser, vicepresidente dell’Europa-Union; Heinz O. Vetter, presidente del Deutscher Gewerkschaftsbund; Dr. Hellmuth Wagner, segretario generale della Confederazione dell’industria tedesca; Karl Wienand, deputato al Bundestag; Otto Wolff von Amerongen, presidente dell’Associazione delle Camere di Commercio e dell’Industria (vedi il testo della lettera –Allegato 6).
Non sono mancate reazioni inglesi. Nei giorni 31 ottobre-1° novembre 1969 si è svolta a Londra una conferenza delle organizzazioni federalistiche europee, con la partecipazione di George Brown, che tenne la relazione introduttiva. Sulla base della sua relazione la conferenza ha approvato all’unanimità un documento in cui «si auspica che, conformemente all’art. 138 del Trattato, la proposta di legge italiana sia rapidamente approvata e che questo esempio sia seguito negli altri paesi, consentendo così di accentuare il carattere democratico delle Comunità e di affermare solennemente per la prima volta il diritto elettorale europeo dei cittadini» (vedi il testo integrale del documento – Allegato 7).
Queste sono state, tra le prese di posizione documentabili, le più significative. Esse mostrano come la Campagna italiana abbia contribuito a rianimare la volontà di battersi per l’elezione generale del Parlamento europeo. Particolarmente importante, sotto questo aspetto, è stata la ripresa di fiducia in seno alla gioventù europea, che con la prospettiva elettorale acquista la convinzione di poter giocare un ruolo europeo. Tutte le manifestazioni giovanili del 1969, dall’intervento al Parlamento europeo, ai diversi episodi di contestazione, sino alla recente manifestazione dell’Aja in occasione della conferenza al vertice (trascurata o deformata dalla stampa italiana, ma illustrata obiettivamente e lodata dal «Times», vedi Allegato 8) si sono basate su una rivendicazione costante: quella, appunto, del riconoscimento del diritto elettorale europeo.

 

 

 

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