IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno XXI, 1979, Numero 2, Pagina 156

 

 

RISOLUZIONE COMUNE U.I.L.-M.F.E.
 
 
L’U.I.L. e il M.F.E., riuniti a Roma il 3 aprile 1979, hanno approvato la seguente risoluzione.
L’elezione diretta del Parlamento europeo permetterà al popolo europeo di entrare in quel settore della vita politica ed economica, che finora è stato il terreno esclusivo dello scontro diplomatico e militare tra gli Stati e della concorrenza anarchica tra le concentrazioni economiche multinazionali.
L’elezione europea renderà possibile la trasformazione della Confederazione europea dei sindacati (e delle confederazioni partitiche europee) in un vero e proprio sindacato europeo (e in veri partiti europei), con veri congressi europei, per scegliere direttamente i dirigenti e la linea politica sul piano europeo.
L’elezione europea rappresenterà la condizione per portare sul terreno democratico la lotta per attribuire alla Comunità europea quei poteri che la rendano capace di affrontare i problemi della crisi economica, della disoccupazione e dell’inflazione, che hanno ormai assunto dimensioni internazionali.
La moneta europea, l’aumento del bilancio comunitario almeno al 2,5% del prodotto europeo lordo e la formazione di un governo europeo responsabile di fronte al Parlamento rappresentano gli obiettivi da perseguire subito, per consentire alla Comunità di affrontare i più gravi problemi del momento.
Solo nella prospettiva del rilancio dell’unione economica e monetaria e del rafforzamento delle istituzioni comunitarie sarà possibile:
a) avviare un nuovo modello di sviluppo, che dia la priorità ai consumi collettivi e ai servizi sociali sui consumi privati, affronti il problema del superamento degli squilibri regionali, attraverso l’attivazione di un fondo europeo per la disoccupazione, previsto dal rapporto Marjolin, l’istituzione di una imposta comunitaria sulle aree congestionate e la creazione di un’agenzia comunitaria per lo sviluppo del Mezzogiorno;
b) sviluppare un processo di riconversione del sistema produttivo, che avvii una nuova divisione internazionale del lavoro, che permetta lo sviluppo della rivoluzione scientifica e tecnologica in Europa e della rivoluzione industriale nel Terzo mondo, con la conseguenza di sviluppare la competitività dell’economia europea con quella dei paesi più avanzati sul terreno della tecnologia di punta, di trasferire interi settori a tecnologia matura ai paesi in via di sviluppo, di attivare la domanda potenziale esistente nel Terzo mondo e di aprire così un nuovo e duraturo ciclo di espansione della produzione in Europa, che permetta di realizzare la piena occupazione;
c) di attivare la graduale riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali, obiettivo reso possibile e necessario dallo sviluppo dell’automazione, che permetterà di rendere più umano il lavoro e favorirà una maggiore partecipazione dei lavoratori alla vita politica e sociale, soprattutto nelle comunità locali.

 

 

 

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