IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno XXII, 1980, Numero 1-2, Pagina 149

 

 

C. Bernini Carri, E. Calcaterra, J. Marsch, D. Velo, Il mercato comune agricolo, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1979.
 
Questo volume, la cui pubblicazione è stata curata dall’Ufficio economico del MFE, descrive i problemi principali della politica agricola comunitaria (PAC) e le alternative oggi possibili.
Nel primo saggio, di Dario Velo, la PAC è analizzata nel quadro del processo di integrazione ed è delineata nei suoi aspetti fondamentali: meriti, limiti, problemi, possibilità di sviluppo.
Il secondo saggio, di Ercole Calcaterra, affronta le relazioni fra l’agricoltura italiana e la PAC, per smascherare i miti e ricercare gli elementi di verità presenti nelle polemiche con cui nel nostro paese sono in genere stati accolti gli accordi agricoli europei.
Il terzo saggio, di Carlo Bernini Carri, approfondisce le nuove esigenze cui la PAC sarà chiamata a rispondere in conseguenza dell’apertura della CEE ai paesi mediterranei. Ciò è essenziale per capire i problemi e le necessità dell’agricoltura del Sud Italia, che più direttamente è esposta alla concorrenza dei nuovi partners.
Questi primi tre saggi sono accomunati dalla convinzione di fondo che, per soddisfare le esigenze nuove e quelle rimaste finora irrisolte, la PAC debba rafforzarsi e svilupparsi nel quadro dell’avanzamento del processo di integrazione. Il quarto saggio, di John Marsh, illustra una concezione in parte diversa, che si colloca all’interno degli orientamenti prevalenti in Gran Bretagna, favorevole a restituire agli Stati molte delle competenze che sono oggi della Comunità.
Nel loro insieme, i contributi qui raccolti permettono di fare un bilancio del mercato comune agricolo; spetta al lettore confrontare le conclusioni che possono essere raggiunte giudicando la PAC dal punto di vista della Comunità nel suo insieme, degli Stati membri singolarmente presi, delle regioni meno sviluppate, delle regioni mediterranee e di quelle nordiche. Tutti i punti di vista sono legittimi. Il limite più grave del mercato comune agricolo — così come di ogni altra politica di settore comunitaria — va forse ricercato nel fatto che finora essi non hanno potuto confrontarsi in modo democratico, e ciò ha fatto sì che delle giuste esigenze divenissero fattori di crisi invece che di progresso. Questo confronto democratico con le elezioni europee diviene possibile, e con esse sono destinate a giungere a maturazione le scelte fondamentali di cui l’agricoltura europea ha bisogno.
 
a. p.
 

 

 

 

 

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