IL FEDERALISTA

rivista di politica

 

Anno LXI, 2019, Numero 1-2, Pagina 60

 

 

NUOVE TECNOLOGIE, GLOBALIZZAZIONE
E IL FUTURO DELL’EUROPA DOPO IL 2020.

 

 

Nel Rapporto Global Trends,[1] presentato lo scorso 8 aprile al Parlamento Europeo, venivano indicati i mega-trend principali che dovranno essere presi in considerazione nella determinazione dell’obiettivo politico-strategico dei prossimi anni dell’Ue. Accanto a cambiamenti climatici, demografia e urbanizzazione, di particolare importanza sarà anche l’incidenza delle nuove tecnologie nell’economia globalizzata e nelle relazioni tra Stati in uno scenario geo-politico in rapida riconfigurazione.

E’ iniziata la “quarta rivoluzione industriale” i cui sviluppi sono destinati a configurare un cambiamento epocale tra il secolo scorso e il nuovo millennio e le cui conseguenze incideranno radicalmente sui prossimi trend economici, sociali, politici e sulle relazioni internazionali.

Che cosa sta accadendo? Quali i nuovi scenari? Chi sono i principali competitors nell’era della globalizzazione? Quale è il ruolo dell’Europa?
 

Cambia il volto della produzione, dell’economia e delle professionalità.

Il tutto parte dalla rapida trasformazione del mondo della produzione di dotarsi ed avvalersi di nuove tecnologie, della digitalizzazione e di robot per potersi garantire la possibilità di diventare sempre più concorrenziale, di creare ingenti quantità di prodotti di alta qualità in pochissimo tempo, di eliminare alla radice ogni errore umano.

Non c’è industria manifatturiera competitiva sui mercati internazionali che non abbia innovato e che non si avvalga come punti di forza delle tecnologie “Industria 4.0” (automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti) e dellaRobotica Collaborativa” (Cobot). Si parla di “fabbriche intelligenti” dove tutto è interconnesso dall’Ufficio progettazione, al magazzino, alla linea di produzione, al collaudo, alla gestione clienti e alla spedizione del prodotto (il tutto con grande efficacia, riduzione estrema di sprechi e giacenze dei materiali, flessibilità e personalizzazione del prodotto), alla sicurezza.

In questi ultimi anni, tra le 10 società a maggiore capitalizzazione, le posizioni di top sono appannaggio delle aziende di ricerca ed innovazione nell’informatizzazione ed ingegnerizzazione tecnologica.

Così la graduatoria nel 2017 sui mercati internazionali: 1) ExxonMobil (idrocarburi); 2) General Electric (conglom); 3) Microsoft (inftech); 4) Fitigroup (finanziario); 5) AT&T (telecom); 6) Bank of America (banche /finanza), tutte USA; 7) Toyota Motor (auto), Giappone; 8) Gazprom (idrocarburi), Russia; 9) PetroChina (idrocarburi), Cina; 10) Shell (idrocarburi), Olanda.

Nel 2018 si registra questa profonda modificazione: 1) Apple (inftech); 2) Amazon.com (inftech); 3) Alphabel (inftech); 4) Microsoft (inftech); 5) Facebook (inftech), tutte USA; 6) Alibaba (inftech), Cina; 7) Berkshire Hathaway (banche/finanza), USA; 8) Tencent (inftech), Cina; 9) JPMorgan Chase, (banche/finanza) USA; 10) ExxonMobil (idrocarburi), USA.[2]

Gli effetti dell’avvio della quarta rivoluzione industriale si ripercuotono, anche con risvolti traumatici, sul mercato del lavoro e delle professionalità, sulla società.

Alla domanda, rivolta ad un giovane, su: quale lavoro dovrà aspettarsi da qui ai prossimi 20 anni?, la risposta non potrà che essere data sulla base di tre “certezze”: che in questo arco di tempo la sua vita si snoderà fra almeno due o tre mestieri diversi; che molti di questi lavori che dovrà affrontare oggi non esistono, mentre alcune professioni attuali, sono destinate a scomparire; che la chiave del futuro sarà l’adattabilità, perché nel mercato globale e delle tecnologie tutto cambia di continuo.
 

Competizione tra nazioni alla conquista delle tecnologie per il dominio.

Lo “spazio cibernetico” (cyberspace), composto da comunicazioni e sistemi informativi interconnessi, è lo spazio di un nuovo dominio, creato dall’uomo, che ha una natura “non naturale” e che trascende i confini naturali.

Il cosiddetto “dominio cibernetico” si è aggiunto ai tradizionali domini di Terra, Mare, Cielo e Spazio; una dimensione nuova dell’agire umano di rilevanza esponenzialmente crescente.

Le tecnologie digitali, per effetto di processi di digitalizzazione sempre più estesi e pervasivi, sono onnipresenti e proprio per questo assumono rilevanza strategica in un sistema internazionale che negli ultimi anni sta rapidamente modificando il panorama mondiale uscito dalla Seconda guerra mondiale e per anni caratterizzato economicamente e militarmente da una sorta di equilibrio tra le potenze vincitrici e dalla marginalità dei paesi asiatici e del Terzo mondo.

La realtà è che quanto nasce e si sta sviluppando all’interno della competizione commerciale si sta anche trasformando in un “vecchio” e – al tempo stesso – “nuovo” capitolo di una contesa che riguarda l’egemonia globale. Obiettivo della competizione e dell’egemonia tecnologica: identificare e gestire a proprio vantaggio la miriade di opportunità/vulnerabilità digitali che caratterizzano sia la vita quotidiana sia gli ambienti tecnologicamente più avanzati.

La battaglia Usa/Cina del XXI secolo, con l’insinuazione di Russia (che per ora gioca le sue carte con le interferenze cyber in Occidente) è già e, in prospettiva, ancor di più sarà relativa al dominio delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (AI).

Da due/tre anni a questa parte, Pechino ha investito massicciamente in questi settori – che includono fra l’altro 5G, big data, robotica – sfidando il predominio americano. Il “caso Huawei” (con l’arresto in Canada, su mandato di Washington, della figlia del fondatore della compagnia di telecomunicazioni cinese) segna l’inizio ufficiale della “guerra fredda tecnologica” (Cold War 2.0) del XXI secolo.

La Cold War 2.0 fra Pechino e Washington investirà più in generale i nessi fra economia e sicurezza nazionale e finirà per produrre, come la guerra fredda Usa-Russia del secolo scorso, una competizione per le rispettive sfere di influenza. Non è un caso che, dopo il Canada, i paesi più collegati agli Stati Uniti da accordi di intelligence (il c.d. gruppo dei five eyes, che include Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda, oltre a Canada e Stati Uniti) abbiano estromesso Huawei dai propri mercati domestici nei settori industriali sensibili del 5G.

In gioco, non ci sono soltanto questioni di natura commerciale ma questioni decisive di “sicurezza” e futuri “equilibri geopolitici”.

La sfida del XXI secolo investirà anche i sistemi politici, gli equilibri interni alle società contemporanee: secondo la definizione di Foreign Affairs, così come la guerra fredda del secolo scorso è stata caratterizzata dalla contrapposizione ideologica fra capitalismo e comunismo, la Cold War 2.0 vedrà la contesa fra democrazia liberale (resa più vulnerabile dalla competizione tecnologica) ed una nuova forma di “autoritarismo digitale”.
 

La “competizione tecnologica” … e i suoi competitor (di oggi).

Lo scenario geo-economico e politico internazionale vede due agguerriti protagonisti: USA e Cina ed inoltre la presenza di Russia e di una Unione europea dalle interessanti ma inespresse potenzialità.

Ancora oggi gli Stati Uniti d’America mantengono un netto primato nel settore dell’intelligenza artificiale, grazie al tasso di investimenti privati e a un ecosistema accademico molto dinamico.

La Cina – impegnata in un rapido e massiccio ammodernamento militare – sta però concentrando investimenti pubblici e ricerca nel tentativo di recuperare il ritardo entro un decennio circa.

La Russia, apparentemente defilata, non potendo contare sui mezzi delle altre due potenze, per il momento gioca le sue carte con le interferenze cyber in Occidente.

L’Europa è in ritardo e in difficoltà. In teoria, l’UE ha sì punti di forza, quali ricerca scientifica e un vasto mercato digitale, ma senza investire risorse più rilevanti nelle tecnologie dell’intelligenza artificiale e senza creare una capacità industriale high-tech capace di competere realmente sul piano globale, il Vecchio continente resterà schiacciato della competizione fra Stati Uniti e Cina.

L’Europa, peraltro, costituisce il mercato più appetibile per le tecnologie made in Usa e made in Cina perché è un mercato che, con più di 500 milioni di “consumatori” e oltre 23 milioni di imprese è la più grande area economica del pianeta dove merci e persone possono circolare liberamente. Perché l’Europa pesa per il 35 per cento del totale dell’export mondiale di beni e servizi e il 20 per cento del valore aggiunto manifatturiero, genera il 50 per cento del welfare del globo. Perché tra i primi 20 paesi al mondo per integrazione nei mercati globali… ben 18 sono membri dell’Unione europea.[3]

Di conseguenza – ne va della sua sovranità – l’Unione europea deve recuperare celermente un ruolo da co-protagonista ed essere in grado di controllare autonomamente le tecnologie chiave che condizionano la crescita nei settori più avanzati. Controllarle significa possederle o svilupparle e poi mantenerle nel tempo: da una parte, quindi, devono essere rese disponibili, dall’altra devono essere preservate.

Germania e Francia, hanno ben consapevolezza di questa necessità, e lo scorso 22 gennaio hanno firmato il “Trattato di Aquisgrana” con l’impegno di portare avanti e di imporre “linee guida etiche per le nuove tecnologie a livello internazionale”.

Grazie anche a questo Trattato e a motivo delle preoccupazioni per l’intensificarsi della “competizione” tra USA e Cina, nonché per l’apprensione derivante dall’accelerazione e dal diffondersi degli accordi bilaterali promossi dalla Cina con paesi europei (“Via della Seta”), la Commissione europea, agli inizi di aprile, ha preso l’iniziativa di indicare, sulla base degli oltre 500 contributi inviati a Bruxelles dai diversi Settori coinvolti, le linee guida, o raccomandazioni, sull’intelligenza artificiale.[4]

Si tratta di 7 principi con al centro l’ “uomo” (ndr. l’ “umanesimo” è un valore intrinseco e distintivo alla cultura europea):

  1. ci deve essere sempre un controllo umano, perché l’obiettivo è migliorare l’agire umano e i suoi diritti, non ridurre la sua autonomia;
  2. gli algoritmi devono essere sicuri, affidabili e resistenti di fronte ad errori o incoerenze delle diverse fasi del ciclo di vita dei sistemi di AI;
  3. i cittadini devono essere sempre informati dell’utilizzo dei loro dati personali e averne il pieno controllo in modo che non siano utilizzati contro di loro, e questo deve essere fatto in linea con le regole UE sulla tutela della privacy del GDPR;
  4. deve essere assicurata la trasparenza, garantendo la tracciabilità dei sistemi di intelligenza artificiale;
  5. deve essere garantita la diversità e la non discriminazione, con esseri umani che possano essere in grado di modificare le decisioni degli algoritmi tenendo conto di tutti i fattori necessari;
  6. devono essere previsti meccanismi di ricorso umano contro le decisioni degli algoritmi, per assicurare la responsabilità di chi gestisce i sistemi di calcolo in caso di danni o incidenti;
  7. l’intelligenza artificiale dovrà lavorare a favore del benessere sociale e ambientale, aumentando la sostenibilità ecologica.

Il 7 giugno di quest’anno il Consiglio dell’Unione ha adottato le Conclusioni sul futuro digitale dopo il 2020 con l’obiettivo di accrescere in tutta l’UE la competitività digitale ed economica e la coesione in tutta l’Unione.[5]

Le Conclusioni del Consiglio mettono in luce le principali priorità e sfide per un’Europa forte, competitiva, innovativa e altamente digitalizzata, facendo riferimento all’importanza di sostenere l’innovazione e promuovere le principali tecnologie digitali europee, rispettare i valori e i principi etici nell’intelligenza artificiale, rafforzare le capacità europee in materia di cybersicurezza, migliorare le competenze digitali e sviluppare la società dei gigabit, compreso il 5G.

Tra i sub-obiettivi viene espressamente previsto anche quello di accrescere la partecipazione delle donne nel settore e di “far sì che tutti i gruppi vulnerabili sfruttino i vantaggi della digitalizzazione, così che nessuno resti escluso”.

L’iniziativa della Commissione e quella conseguente del Consiglio dell’Unione, oltremodo necessarie, rischiano tuttavia di risultare depotenziate a causa dell’atteggiamento riottoso degli Stati sovranisti che antepongono propri protagonismi di facciata anche a costo di consegnare le loro nazioni alla prospettiva di sudditanza verso Cina o USA.

Per questo la situazione permane emergenziale e la realizzazione delle linee guida sull’intelligenza artificiale ha bisogno di un contesto di più ampia ed unitaria condivisione sotto il profilo politico tra i paesi europei che ne assicuri la tenuta complessiva.

E’ allora fondamentale una convergenza di volontà politiche per una riforma che consegni all’UE autodeterminazione e poteri per affrontare adeguatamente le sfide indicate nel Rapporto Global Trends.

In altri e più semplici termini: scrivere al più presto una “agenda” per il futuro degli europei che consenta una transizione rapida verso una “Europa con istituzioni federali”. Un progetto di respiro europeo post-nazionale e federale del Vecchio continente con una vision e una coerente ed incisiva governance in grado di dar vita ad una nuova Europa capace di interloquire con autorevolezza con i paesi che intendono affermare il loro dominio economico, politico e militare.

La globalizzazione (delle tecnologie, così come della finanza e dell’economia) è irreversibile. Non è possibile resisterle. E’ possibile piuttosto cercare di influenzarla e questo è il ruolo dei paesi dell’Eurozona: unitariamente dare avvio ad una “globalizzazione alternativa” che faccia perno e che premi i valori sociali di una economia e di uno sviluppo che siano inclusivi, rispettosi della dignità della persona e del lavoro e dell’eco-sostenibilità.

Un obiettivo certamente ambizioso ma ancorché possibile a condizione che trovi concreta e rapida attualizzazione l’autorevole ed accorato monito del presidente Macron: “ll solo modo per garantire il nostro avvenire è la rifondazione di un’Europa sovrana, unita, democratica”.

Piero Angelo Lazzari


[1] European Strategy and Policy Analysis System (ESPAS), Global trends 2030: Can the EU meet the challenges ahead?, https://ec.europa.eu/epsc/sites/epsc/files/espas-report-2015.pdf.

[2] Mario Deaglio, Il mondo cambia pelle?, Milano, Guerini e Associati, 2018.

[3] Konjunkturforschungsstelle (KOF), ETH Zürich, Index of Globalization 2017, https://www.kof.ethz.ch/globalisation/.

[4] Independent High-Level Expert Group on Artificial Intelligence set up by the European Commission, Ethics guidelines for trustworthy AI, https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/ethics-guidelines-trustworthy-ai.

[5] European Council, Boosting digital and economic competitiveness across the Union and digital cohesion, https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2019/06/07/post-2020-digital-policy-council-adopts-conclusions/.

 

 

 

il federalista logo trasparente

The Federalist / Le Fédéraliste / Il Federalista
Via Villa Glori, 8
I-27100 Pavia